Lo Speedmaster e lo Spazio : Storia e Tecnica della referenza 105.003

Lo Speedmaster e lo Spazio : Storia e Tecnica della referenza 105.003

Il decennio successivo al termine della seconda guerra mondiale vede nascere e svilupparsi un importante fenomeno che avrà enormi ripercussioni di portata globale sulla vita sociale, politica ed economica di milioni di persone per oltre ben 3 decenni.

Stiamo parlando della Guerra Fredda, ovvero la costante e dura contrapposizione tra i 2 grandi vincitori della seconda guerra mondiale : STATI UNITI e URSS.

Completamente agli opposti per ideologie, sin dalla fine della seconda guerra mondiale queste due superpotenze cominciarono a cercare di imporre le rispettive idee sia influenzando l’opinione pubblica, sia orientando l’azione di partiti politici nazionali di diversi stati attraverso politiche di influenza e azioni di propaganda.

Questo contrasto fortunatamente non sfociò mai in un vero e proprio conflitto armato diretto tra le due superpotenze, entrambe in possesso di un ingente numero di armamenti nucleari.

Probabilmente fu proprio il deterrente nucleare, ovvero la certezza di una vicendevole distruzione a causa di un attacco e contro-attacco con armi di distruzioni di massa, a far evitare il conflitto stesso.

La guerra fredda terminò ufficialmente con il crollo dell’URSS, anche se tutt’oggi spesso si vedono riaffiorare antichi dissapori e aspre contrapposizioni tra gli Stati Uniti e la Russia moderna.

Come si diceva pocanzi, questo conflitto non sfociò mai in guerra vera e propria tra le due parti.

Tuttavia, in moltissimi campi tra cui anche quello della tecnologia, il continuo desiderio di imporsi sul nemico portò ad una vera e propria competizione per primeggiare e sostenere in tal modo la propria visione  e concezione del mondo.

Uno dei più noti ed importanti campi di sfida in ambito tecnologico delle due superpotenze fu sicuramente la cosiddetta CORSA ALLO SPAZIO.

Con corsa allo spazio si intende di fatto la competizione avvenuta tra USA e URSS che ebbe luogo fin dalla fine degli anni 50 per la conquista di importanti primati nell’esplorazione dello spazio.

Quel periodo fu un rincorrersi di enormi successi e inevitabili fallimenti di ambo le parti che contribuirono in egual misura ad aumentare enormemente il livello tecnologico del mondo intero cambiandolo per sempre.

Lanci di satelliti orbitanti, lanci di creature viventi nello spazio, passeggiate spaziali ed in ultimo l’atterraggio lunare furono e sono tutt’ora eventi straordinari per l’umanità intera.

Parlando di corsa allo spazio l’appassionato gli orologi non può non ricordare quanto lo Speedmaster di Omega sia stato un protagonista di questa eccezionale serie di eventi.

Lo Speedmaster, prodotto a partire dal 1958 con la referenza 2915, marca per la prima volta la propria storica presenza nello spazio al polso dell’astronauta SCHIRRA con la seconda referenza commercializzata : la 2998.

Un bellissimo esemplare di Omega Speedmaster ref.2915 (courtesy Jatucka)

La NASA che in quegli anni stava ancora preparando il progetto spaziale non aveva ancora scelto un orologio ufficiale che dovesse equipaggiare tutti i suoi astronauti.

Dunque i primi astronauti americani si misero autonomamente alla ricerca di un orologio meccanico, facilmente leggibile e con la funzione del cronografo, che in casi di guasto avrebbe dovuto sostituire gli apparati elettronici di bordo per la misurazione del tempo.

Valutate le varie alternative sul mercato, il gruppo di astronauti che includeva tra gli altri Walter Schirra e Gordon Cooper scelse e acquistò privatamente proprio degli Omega Speedmaster, allora disponibile nella versione 2998.

Lo Speedmaster acquistabile nel 1962, la referenza 2998 (courtesy Jatucka)

Durante la missione Mercury-Atlas 8 (Sigma 7) del 3 ottobre 1962 lo Speedmaster giunse per la prima volta nello spazio al polso dell’astronauta Walter Schirra, proprio uno di quegli astronauti che privatamente acquistato gli Speedmaster.

L’Astronauta Walter Schirra con al polso il suo Speedmaster referenza 2998 (Courtesy Fratello Watches)

La storia dello Speedmaster nelle missioni spaziali non terminò con la missione di SCHIRRA, anzi questa non era che all’inizio ed ancora tutta da scrivere.

Pochi anni dopo, nel 1964, la NASA decise finalmente di procedere ufficialmente alla valutazione e scelta dell’orologio per tutte le missioni spaziali in preparazione, un orologio che sarebbe poi diventato inseparabile compagno di viaggio degli astronauti nei loro voli verso l’ignoto.

L’incaricato di questo progetto fu James Ragan, il capo ingeniere di un team responsabile della scelta di tutti gli equipaggiamenti degli astronauti.

James Ragan, l’Ingegnere responsabile dei test effettuati sugli equipaggiamenti degli Astronauti (courtesy Speedywatches.com)

Ragan con il suo team ideò una serie di 11 test a cui sarebbero stati sottoposti gli orologi.

Questi test avevano lo scopo di valutare la resistenza dell’orologio alle alte e basse temperature, all’umidità, alla corrosione, al vacuum, agli schock, all’accelerazione, alla pressione, alle vibrazioni e addirittura alle onde sonore.

Incredibilmente solo 4 marchi risposero alla chiamata della NASA : Hamilton, Rolex, Omega e Longines.

Omega inviò tramite il proprio distributore americano Norman Morris lo Speedmaster Ref 105003 per partecipare ai sopraelencati test.

Nessuno degli orologi uscì indenne da questa dura prova, alcuni si fermarono, altri si deformarono o persero pezzi, l’unico che nonostante tutto continuò a funzionare fu lo Speedmaster referenza 105.003 che venne dunque scelto come orologio ufficiale delle missioni GEMINI e APOLLO il 1° Marzo 1965.

Lo Speedmaster 105.003, divenuto l’orologio ufficiale delle missioni spaziali della NASA, poche settimane dopo sarà al polso degli astronauti Virgil Grissom e John Young durante la missione Gemini III. Questi astronauti furono i primi ad avere gli Speedmaster come equipaggiamento ufficiale nella loro missione nello spazio.

Gli Astronauti Virgil Grissom e John Young. Quest’ultimo indossa uno Speedmaster sul suo polso sinistro (courtesy NASA Archives)

Tuttavia, a rendere indissolubile il legame tra lo Speedmaster e le missioni spaziali fu l’astronauta Edward White che il 3 Giugno 1965 nella missione Gemini IV effettuo la prima passeggiata spaziale extra veicolare (EVA) effettuata da un astronauta Statunitense con al polso proprio uno Speedmaster 105.003.

Ed White, il primo Astronauta USA a realizzare un’attività extra veicolare. Sul suo braccio sinistro è chiaramente visibile un’Omega Speedmaster legato alla tuta spaziale (courtesy NASA Archives)

Questo fatto è talmente noto nella comunità degli appassionati Omega che spesso la referenza 105.003 viene denominata “Ed White”, appunto per il collegamento con l’astronauta che fu protagonista di questa straordinaria impresa durante la missione Gemini IV.

Una foto dell’Astronauta Edward White durante la missione Gemini – Titan 4. White morì prematuramente il 27 gennaio 1967, insieme gli astronauti Virgil “Gus” Grissom e Roger B. Chaffee, in un incendio durante i test pre-lancio dell’apollo 1 a Cape Canaveral (pic courtesy NASA Archives)

Sebbene al polso degli astronauti della missione dell’allunaggio Apollo XI ci sarà poi le più moderne referenze 105.012 e 145.012, appare ovvio come la referenza 105.003 sia reputata una delle più importanti e decisive in tutta la produzione Speedmaster Omega.

E’ infatti lo Speedmaster 105.003 ad aver sostenuto con successo i rigorosi test NASA ed è sempre la referenza 105.003 a divenire il primo Speedmaster ad essere formalmente indossato come orologio ufficiale dagli astronauti dalla NASA, oltretutto durante la prima passeggiata spaziale statunitense.

Lo speedmaster 105.003 non è solo un importante per Omega a livello storico, lo è infatti anche dal punto di vista puramente tecnico.

Una pubblicità originale degli anni 60’ raffigurante le referenze 105.003 e 105.012

Gli appassionati Speedmaster sono concordi nell’affermare che alcune delle sue peculiari caratteristiche segnano un decisivo step di cambiamento nella produzione Speedmaster.

Un eccezionale esemplare di Omega Speedmaster “Ed White” 105.003 con quadrante virato al marrone e ghiera al grigio (Archivio Andrea Piccinini)

Cerchiamo ora di analizzare tecnicamente questo orologio in modo tale da rendere comprensibile anche ai meno esperti di questa referenza quali siano queste sue caratteristiche tanto rilevanti da essere considerate di fondamentale importanza nella produzione Omega.

Innanzitutto, lo Speedmaster referenza 105.003 è il diretto successore della precedente referenza 105.002ST.

Quest’ultima non è altro che una referenza 2998 con un nome modificato per il Nuovo Sistema di codificazione MAPIC adottato da Omega in quegli anni.

L’Omega Speedmaster ref. 105.002, la referenza precedente allo Speedmaster 105.003 “Ed White” (courtesy Jatucka)

Le sue caratteristiche tecniche di importante rilevanza di cui si parlava pocanzi sono :

E’ l’ultimo Speedmaster ad essere dotato della cassa con anse dritte.

Un confronto tra la cassa della referenza 105.003 e un modello Speedmaster successivo con la più recente cassa con anse ad elica.

E il primo Speedmaster ad avere le lancette a bastone di colore bianco.

Un confronto tra le referenze 2998 (sinistra) e la 105.003 (destra)

Aparte alcuni rarissimi 105.012 esemplari del primo lotto, è l’ultimo Speedmaster a non riportare la parola “Professional” stampata sul quadrante.

Un quadrante Professional e uno no-Professional uno affianco all’altro

La referenza 105.003 è stata prodotta dal 1964 al 1969 circa in circa 16000 pezzi in differenti batch produttivi.

Un estratto dagli archivi Omega che indica come data di produzione di uno Speedmaster referenza 1005.003 il 31 gennaio 1969 (courtesy Vision Vintage Watches)

I numeri di movimento corretti per questa referenza sono compresi tra 20 e 26 milioni e, chiaramente, l’unico calibro corretto per l’orologio è il celeberrimo Omega 321 base Lemania.

Il calibro 321

Altri elementi importanti da valutare quando si osserva un 105.003 sono i seguenti :

Le ghiere tachimetriche corrette sono quelle con l’accento presente sulla prima E di TACHYMETRE e il puntino sopra il numero 90 della ghiera tachimetrica.

La ghiera corretta per un Omega Speedmaster referenza 105.003

Ricordiamo infatti che dopo la fine degli anni 60 Omega cambia la grafica delle ghiere tachimetriche spostando il puntino da sopra a fianco di 90.

Qui un esempio esplicativo delle differenze tra queste due tipologie di ghiere :

Un confronto tra una ghiera corretta per lo Speedmaster 105.003 (sinistra) e una moderna (destra)

I fondelli esterni sono identici nei vari batch produttivi e ritraggono il classico ippocampo.

Il tipo Ippocampo presente sui fondelli degli Speedmaster 105.003

I fondelli interni differiscono per l’anno di produzione inciso nella parte centrale.

Fondello 105.003-63
Fondello 105.003-64
I fondelli interni ed esterno di uno Speedmaster 105.003

I quadranti corretti per il 105.003 sono essenzialmente 3 SWISS MADE ALTO, SWISS MADE ALTO CON T AGGIUNTA E TSWISSMADET DEFINIFINITO. Le grafiche generali, tranne piccole micro differenze grafiche sono sostanzialmente identici salvo appunto per le citate variazioni dell’indicazione del materiale luminescente ad ore 12.

Quadrante HIGH SWISS MADE with T
Quadrante HIGH SWISS MADE no T
Quadrante WIDE SWISS MADE con T
I quadranti da 105.003
Una macro dell’area ad ore 6 dei quadranti corretti per una referenza 105.003

In ultimo sottolineiamo come la referenza 105.003 in alcuni rari esemplari dell’ultimo batch produttivo del 1965 sia denominata negli estratti omega come 145.003

Tuttavia, solo in alcuni esemplari è riportata la referenza 145.003 nel fondello come l’esempio che segue in foto.

Fondello di uno Speedmaster con doppia referenza 105.003 / 145.003 (courtesy Omegaforums.net)
Estratto di uno Speedmaster con doppia referenza 105.003 / 145.003 (courtesy Omegaforums.net)

La referenza 105.003 è dunque uno Speedmaster iconico sia per la sua interessante storia legata ai test NASA e alla prima EVA statunitense che per le sue uniche e peculiari caratteristiche tecniche che testimoniano i cambiamenti in divenire effettuati in quegli anni da Omega sulla sua gamma.

Lo Speedmaster, dopo la dismissione della referenza 105.003 non ha smesso di essere l’orologio per eccellenza delle missioni spaziali, anzi.

La referenza 105.003 ha semplicemente avviato il percorso dello Speedmaster nelle missioni spaziali.

Un percorso che non si è mai fermato, proseguendo fino ad oggi e che negli anni è stato colmo di eventi eccezionali come il fatto che lo Speedmaster sia stato il primo orologio sulla luna durante la missione Apollo XI del 69, lo strumento che salvò la vita degli astronauti nella missione Apollo XIII del 70, orologio al polso di tutti gli astronauti sovietici e americani nella missione del ricongiungimento spaziale Apollo-Soyuz nel 1975.

Ma queste sono altre storie, troppo interessanti per essere riassunte in poche righe, ma che speriamo di raccontarvi prossimamente in altri articoli sul nostro sito web!

Questo articolo è stato da me scritto e pubblicato sul sito web di Roberto “Jatucka” Randazzo  nel 2019. Ringrazio Roberto per avermi permesso di aggiungerlo al blog del mio sito web.

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